Salve a tutti,
É un piacere annunciare che Domenica 23 di Febbraio il Gruppo Italiani di ICA è andato a visitare la città di Cahuachi accompagnata dal carissimo e sempre disponibile Console Italiano di ICA Sig. Alfredo Malatesta.
Abbiamo avuto l’onore di avere come guida l’illustrissimo archeologo Dr. Giuseppe Orefici che ha studiato e riportato alla luce questo impressionante centro religioso Nasca negli ultimi trenta anni.
É il più grande centro cerimoniale in mattoni crudi del mondo, l’area arriva a misurare 24 kilometri quadrati, con 34 gruppi di piramidi per la maggior parte ancora sepolte dalla sabbia.
Le gigantesche strutture sono state create con l’intento di comunicare con gli Dei ed essere il centro religioso di riferimento per tutta la zona. Da qui venivano sicuramente gestite le linee di Nazca utilizzandole come percorsi rituali sui quali venivano effettuate offrende agli Dei.
Le immense piramidi dovevano sicuramente incutere grande reverenza a tutto il popolo, ce le dobbiamo immaginare dipinte in differenti colori, alte fino a 20 Metri, sormontate da templi sostenuti da colonne circolari.
Purtroppo la morte di questo imponente colosso religioso viene imputata al fatto che non era più capace di svolgere la sua funzione ovvero ingraziarsi gli Dei per portare fertilità e abbondanza.
I cambiamenti climatici avvenuti a partire dall’ultima glaciazione, finita circa 10 mila anni fa, ha portato infatti a un lento ma inesorabile inaridimento della zona fino a quando tutto il sistema è collassato a causa di un violento terremoto avvenuto intorno al 400 DC concomitante a inondazioni di inaudita capacità distruttiva dovute al fenomeno del Mega Niño.
La città di Cahuachi ha una storia molto particolare, è stata infatti ricoperta di sabbia dai suoi stessi costruttori verso il 450 Dopo Cristo, circa mille anni dopo la sua prima occupazione.
Il Dr. Giuseppe Orefici ci racconta che l’opera di insabbiamento di Cahauchi ha richiesto sicuramente uno sforzo superiore alla sua costruzione.
La domanda sorge spontanea. Perchè darsi tanto da fare quando sarebbe bastato smantellare le piattaforme?
La risposta è molto semplice, la teocrazia di allora considerava il luogo molto più importante dell’uomo ed essendo stato dedicato per tanto tempo al culto dei propri Dei si è deciso di cristallizzare e sigillare la città sotto la sabbia per sempre.
Molto significativo il fatto che fra gli strati di ricopertura sono stati trovati tantissimi strumenti a fiato chiamati “antara” che venivano utilizzati nei culti religiosi.
L’uomo aveva perso l’antico contatto con le proprie divinità e con Pachamama, il Dio Terra. Non aveva più senso suonare per gli Dei e fare offerte alle ormai indifferenti Divinità.
Dagli scritti dell’antropologo peruviano Carlos Castaneda, un vecchio curandero racconta:
“Chi prima di me ha insegnato le tradizioni degli antichi preispanici soleva ricordarmi che tutta l’umanità si è allontanata dall’astratto, benchè una volta dovessimo essergli molto vicino.
Doveva essere il nostro maggior sostegno, la nostra forza propulsiva.
Poi deve essere accaduto qualcosa che ce ne ha distaccati, e ora non riusciamo a riaccostarci.
Egli era solito affermare che un apprendista impiega anni interi per riuscire a tornare all’astratto, cioè a sapere che la conoscenza și linguaggio possono esistere indipendentemente l’uno dall’altra”
Carlos Castaneda – Il potere del silenzio
Non abbiamo nessuna testimonianza scritta di qual che è successo veramente a parte il meticoloso lavoro di scavo del nostro lodevole Italiano Dr. Giuseppe Orefici che un granello di sabbia alla volta ha restituito la storia di Cahuachi al mondo.
Un ringraziamento di cuore oltre che al Dr. Orefici anche al nostro Console di Ica Sig. Alfredo Malatesta che ci ha accompagnato per tutto il tour.
Allego le foto della giornata.
Uno dei due pulmini che ci hanno portato da Ica a Nazca e ritorno.
Una piacevole pausa durante il tragitto per dissetarsi con una ottima spremuta di arance locali.
Il Console Alfredo con mia figlia Isabella.
Io e Danitza
Foto di gruppo.
Maurizio e Gisella venuti fin da Lima per stare con noi.
Arrivo a Cahuachi, la campagna di scavi è stata finanziata dal Ministero degli Affari Esteri Italiani fino al 2011.
Il Console e la madre Elsa salutano il Sig. Orefici.
Giancarlo e Claudio dell’Ambasciata Italiana di Lima con il Console e il Sig. Orefici.
Foto di gruppo.
Inizia la passeggiata sotto i 40° del deserto di Cahuachi.
William Zanatta il nostro grande fotografo venuto da Lima.
Foto di gruppo.
Sempre più in alto.
Sempre di più.
Con alcune soste intermedie per fortuna!
Famiglia Cantori e Arquiñego sotto il sole.
Spiegazione di gruppo del Dr. Orefici
Tutto registrato dal nostro fedele William!
Nella foto due cisterne con pozzo in cima per immagazzinare acqua e viveri.
Tutti dietro al Dr. Orefici!
Qui con il Console.
Dettaglio di una scalinata.
Altro dettaglio della Grande Piramide
Un recipiente per contenere l’acqua.
Il gruppo con la grande piramide alle spalle.
Ci eravamo dimenticati della Sig.ra Lilian del ristorante Venezia di Ica.
Ecco Dario con la mamma Gladis dell’Hotel Roma di ICA.
Anche noi vogliamo la foto con la Grande Piramide dietro!
Volare!
Dettaglio di un muro con fregi che rappresentano la Chakana ovvero la famosa croce andina.
Ritorno dalla incandescente visita in mezzo alle stupende piramidi di Cahuachi.
Visita agli acquedotti preispanici di Nazca che ancora oggi portano acqua dalle montagne fino all’arida zona di Nazca.
Vengono ancora utilizzati per irrigare e in questa foto possiamo apprezzarne i risultati.
Arrivo al museo Antonini dove lo staff del Dr. Orefici ha raccolto tutti i reperti ritrovati a Cahuachi per poter ricostruire le abitudini e la vita dei preispanici di Nazca.
Inizia il giro esterno del museo.
La stessa area museale è stata costruita sopra i resti di un acquedotto Nazca.
La storia della zona di Nazca inizia nel Neolitico (12.000 anni fa circa) con il ritrovamento di interessanti pitture rupestri e petroglifi.
All’esterno del museo sono anche riprodotte le linee di Nazca più famose. Ci viene spiegato che più di duecento linee sono ancora oggi completamente sconosciute ai turisti.
Foto ricordo.
Foto ricordo.
Foto ricordo.
Foto ricordo.
La ultima foto di questa rassegna la dedichiamo a Elsa la madre di Alfredo che ci ha accompagnato per tutta la giornata e grazie alla sua simpatia è stata nominata la “madrina” della spedizione.
Grazie a tutto il Gruppo di Italiani di Ica per questa bella avventura passata insieme!
Enrico